In risposta a Krapp’s Last Post

In occasione della presentazione del nostro work in progress Venti Minu(et)ti all’interno di Rassegna Concentrica, siamo stati citati da Krapp’s Last Post che esprimeva i propri pensieri e visioni sulla Rassegna.  Oltre a descrivere parte degli spettacoli presenti mettendo il focus sulla presenza di diversi linguaggi, Krapp’s nel post approfitta per fare una analisi sullo stato della drammaturgia delle compagnie di circo italiane, basandosi sulle presentazioni dei Venti Minu(et)ti e dell’estratto dello spettacolo della compagnia Zenhir. Riportiamo di seguito il brano in questione.

Ma la rassegna Concentrica mischia le carte, stupisce il pubblico incrociando i linguaggi e gli stili. Ed è così che propone, nello stesso week-end, anche due compagnie di circo contemporaneo: Fabbrica C e la Cie Zenhir con “Ah, com’è bello l’uomo”. Zenhir accompagna lo spettatore in un percorso attraverso il cambiamento delle relazioni nella nostra epoca dalla tecnologia sfrenata, con uno sguardo che dal passato (quello di due o tre generazioni fa) si spinge al futuro (cosa ci sarà dopo?). Il tutto con un coinvolgimento iniziale del pubblico, chiamato ad esprimersi su come cominciare lo spettacolo: nudo o vestito?
Dei “20Minuetti” di Fabbrica C viene invece presentato uno studio in cui emerge l’intenzione di unire una narrazione al movimento. La compagnia si domanda: “Può la mancanza di una drammaturgia esplicita portare il pubblico alla ricerca di una drammaturgia più profonda e meno formale?”. Troppo spesso alle giovani compagnie circensi italiane sembra però proprio mancare una base drammaturgica che sottenga in maniera più salda i rispettivi lavori, il che non significa che questa tessitura drammaturgica debba per forza essere esplicita né, allo stesso modo, che l’assenza di una forma drammaturgica sia da sprone al pubblico nel ricrearsi un percorso di fruizione più autonomo.
Quello che invece si evidenzia è, a volte, la mancanza, da parte delle compagnie, di compiere quel rispettoso e necessario sforzo verso il pubblico per proporre lavori più maturi e completi. E questo non per preservare lo spettatore nella sua autonoma ricerca. Quasi che l’ostentato desiderio di ‘libertà’ sia sostituto della mancanza della propria ricerca artistica.
Ma cosa si porteranno a casa gli spettatori in sala? Quale è davvero la funzione del teatro oggi?

Ci è venuto spontaneo dover pubblicare una nostra rifessione/risposta a quanto scritto:

Innanzitutto vorremmo dire che rispettiamo e seguiamo da sempre il Vostro progetto, e Vi ringraziamo per aver inserito il circo all’interno di questi pensieri. In questa pagina, da una parte vediamo il lavoro e lo sforzo di portare una riflessione su Concentrica, un festival con una visione ampia e espansa di che cosa sia il teatro oggi. Dall’altro una critica un po’ troppo semplice a due compagnie di circo (Fabbrica C e Zenhir) che hanno portato nel foyer del Teatro un work in progress e un estratto di spettacolo. 

Una critica di nove righe che visibilmente questiona la funzione e la costruzione di questi spettacoli.  Si è parlato di basi drammaturgiche, mancanza di drammaturgia delle giovane compagnie circensi (quali oltre alle 2 citate?) e confusione fra libertà e ricerca artistica.

La prima domanda che vorremmo fare è, per quale motivo non viene spiegato che i lavori mostrati non sono il prodotto finale, poiché uno è attualmente in fase di creazione e l’altro è un estratto di uno spettacolo? E perché il critico non scrive che la loro presentazione viene specificamente proposta dal festival per aver un confronto con il pubblico?Fabbrica C sta esattamente cercando di capire se la sua idea di una “nuova drammaturgia” sia leggibile. Ed è esattamente perché rispettiamo il pubblico che apriamo il dialogo con loro, cercando a nostro modo di attualizzare un format di creazione artistica cristallizzato nel tempo.  

La seconda domanda è rispetto all’idea di drammaturgia del circo, materia in cui anche noi compagnie italiane stiamo ancora cercando una strada. Qual è la strada che voi proponete per costruire e definire la drammaturgia di un spettacolo di circo? Con quali strumenti analizzate questi spettacoli, e che conoscenze i critici devono aver acquisito per saperne parlare con fondamento?
Il circo non esiste della stessa maniera in cui esistono la danza o il teatro. Sono arti performative molto diverse, che hanno bisogno di punti di vista differenti.
In tutto ciò, vorremmo parlare di macro drammaturgia, ossia, di tutto ciò che sta intorno al processo di creazione. Dal teatro, alle persone che lo frequentano, alle culture industries e di come sono organizzate.
Vorremmo infine chiedervi: qual è la funzione di un critico/giornalista davanti ad un work in progress? E non solo, qual è la sua responsabilità? Sapendo che i processi di creazione al giorno d’oggi sono lunghi ed eterogenei, quanta libertà si può concedere ad un critico di scrivere una opinione su lavori tuttora non finiti?

Collettivo Fabbrica C

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